L’Antro della Sibilla: il mistero intramontabile
L’Antro della Sibilla rappresenta uno dei luoghi iconici dei Campi Flegrei, quello che più di ogni altro ha ispirato scrittori e poeti dell’antichità.
Si tratta di una grotta di straordinaria suggestione alta circa 5 metri e lunga oltre 130, attraversata da fasci di luce nella sua penombra. E’ situato all’interno del Parco Archeologico di Cuma a Pozzuoli, e non va confuso con la Crypta (denominata Grotta della Sibilla) sita lungo le sponde del Lago d’Averno realizzata per scopi militari contestualmente alla costruzione del Portus Julius
L’ Antro della Sibilla è scavata interamente nel tufo, ha un andamento rettilineo e termina in un vasto ambiente rettangolare che funge da vestibolo a un ampio locale a tre nicchie, tradizionalmente ritenuto sede della Sibilla Cumana.
Tuttavia, studi recenti mettono in discussione questa interpretazione. Alcuni ricercatori propongono che l’Antro fosse in realtà un’opera dell’antica ingegneria militare, un camminamento protetto scavato ai piedi delle mura che salivano verso l’Acropoli, destinato a proteggere l’approdo sottostante. Sulla terrazza esterna erano infatti posizionate le catapulte e altre macchine belliche utilizzate per la difesa del porto.
La legenda della Sibilla Cumana
La Sibilla Cumana era una figura leggendaria dell’antichità, famosa come profetessa e oracolo presso la città di Cuma, una delle più antiche colonie greche in Italia.
Le sibille in generale erano profetesse dotate del dono della preveggenza, capaci di comunicare i messaggi divini agli uomini. Secondo la leggenda, la Sibilla Cumana risiedeva nell’Antro, che era considerato il santuario dove i visitatori andavano per ottenere responsi e consultare l’oracolo. La grotta, scavata nel tufo, era un lungo corridoio che conduceva a un’ampia sala con tre nicchie, dove si riteneva che la Sibilla emettesse i suoi vaticini.
La Sibilla e l’Eneide
La Sibilla Cumana è menzionata nell’ Eneide di Virgilio, uno dei più grandi poemi epici dell’antichità. Nell’opera, l’eroe troiano Enea si reca a Cuma per consultare la Sibilla, che lo guida nell’Ade, il regno dei morti, per incontrare il suo defunto padre Anchise. La descrizione della Sibilla Cumana nell’Eneide ha contribuito a cementare la sua fama nella cultura classica.
I Libri Sibillini
Un’altra importante leggenda riguarda i Libri Sibillini, una raccolta di profezie che, secondo la tradizione, la Sibilla Cumana offrì al re Tarquinio il Superbo, l’ultimo re di Roma. Si narra che la Sibilla gli avesse proposto nove libri di profezie, ma che, di fronte al rifiuto del re per il prezzo troppo alto, ne bruciò tre. Alla successiva offerta per i restanti sei libri, Tarquinio rifiutò ancora, e la Sibilla ne bruciò altri tre. Infine, il re accettò di pagare il prezzo iniziale per gli ultimi tre libri rimasti. I Libri Sibillini furono custoditi gelosamente e consultati dai Romani nei momenti di crisi.
Il Dono della Lunga Vita
Una delle leggende più affascinanti racconta che la Sibilla Cumana chiese al dio Apollo il dono della lunga vita, ma dimenticò di chiedere anche la giovinezza eterna. Di conseguenza, la Sibilla invecchiò e si rattrappì, diventando sempre più piccola fino a essere racchiusa in un’ampolla. Nonostante ciò, mantenne il dono della profezia e continuò a rispondere alle domande degli uomini.
Ibis et redibis non morieris in bello
Questa frase è una celebre espressione latina che viene spesso attribuita alla Sibilla Cumana. Il significato di questa frase, che può essere tradotto letteralmente come “Andrai e tornerai, non morirai in guerra“, può cambiare radicalmente a seconda della punteggiatura, e questo è un aspetto cruciale della sua interpretazione.
La frase, priva di punteggiatura, può essere interpretata in due modi diversi, ciascuno con un significato opposto:
Interpretazione Positiva
– “Ibis et redibis, non morieris in bello.”
– Traduzione: “Andrai e tornerai, non morirai in guerra.”
Interpretazione Negativa
– “Ibis et redibis non, morieris in bello.”
– Traduzione: “Andrai e non tornerai, morirai in guerra.”
Questa ambiguità è caratteristica delle risposte oracolari, che erano spesso formulate in modo da poter essere interpretate in diversi modi. Questo consentiva all’oracolo di essere sempre “corretto”, indipendentemente dall’esito degli eventi. Tale ambiguità è tipica degli oracoli di figure leggendarie come la Sibilla Cumana o l’Oracolo di Delfi.