Se Van Gogh, con il suo occhio attento alla bellezza della natura, avesse avuto la possibilità di passeggiare lungo il litorale di Cuma, avrebbe sicuramente notato un particolare “gigante” di pietra, quasi un guardiano antico imprigionato nella roccia. Questo gigante non è altro che un elefante, una creatura possente che la natura, nel suo intricato e affascinante disegno, ha deciso di celare in un’altura. Come una sentinella silenziosa, l’elefante di pietra veglia sugli antichi segreti della Selva Gallinaria, narrata e cantata dai poeti romani, quasi a voler preservare questo luogo per le generazioni future.
Se vi trovate con le spalle rivolte al mare, accanto al caratteristico frangiflutto in pietra di tufo noto come la “tartaruga” – un’opera ottocentesca che segna l’uscita del Collettore di Cuma – e osservate l’altura di fronte a voi, noterete facilmente la forma della testa di un elefante. La proboscide sembra abbandonarsi tra due cavità naturali della roccia che sembrano essere gli occhi dell’animale.
Questa “scultura naturale” ha da sempre catturato la fantasia dei visitatori e degli operatori forestali, tanto da diventare un simbolo della Foresta di Cuma, quasi fosse il custode del fitto lecceto che caratterizza questo luogo. Da oltre duemila anni, quest’elefante di pietra “guarda” verso il mare, dove approdavano i primi navigatori che, seguendo le rotte del Mediterraneo, trovavano riparo proprio su queste coste.
Fin dall’arrivo dei Greci, i marinai che si spingevano verso l’isola di Ischia e il sito di Cuma restavano affascinati dalla vegetazione lussureggiante della foresta a ridosso del mare. Decisero quindi di stabilirsi oltre la fascia retrodunale, sul Monte di Cuma, dove oggi si trovano i resti dell’antica acropoli della colonia euboica, KYME. È ancora possibile aggirarsi tra le antiche rovine, dove ogni pietra sembra conservare un legame intatto con il passato, come un filo invisibile che il tempo non è riuscito a spezzare.
Oggi, la Foresta di Cuma – appartenente al Demanio Forestale della Regione Campania – è ancora nota come Selva Gallinaria. Questo nome deriva dalla presenza storica della gallinella d’acqua, un uccello dal piumaggio nero (Gallinula Chloropus), che in tempi antichi popolava queste zone umide e acquitrinose. Nutrendosi di insetti, pesci e germogli acquatici, la gallinella trovava qui un ambiente ideale per nidificare, grazie all’abbondanza di acqua e alla protezione naturale della foresta.
Visitare la Foresta di Cuma oggi rappresenta un’opportunità preziosa sia per i più giovani che per gli adulti: un invito a esplorare la natura in modo diverso, osservando il mondo con occhi curiosi e aperti.
Natura e biodiversità: un’oasi verde nei Campi Flegrei
La Foresta di Cuma si estende fino al litorale, ed è caratterizzata dalla presenza di dune sabbiose che formano un ecosistema unico. Tra i pini domestici e i lecci, si possono ammirare arbusti e piante tipiche della macchia mediterranea, come il mirto, il lentisco e il ginepro. Un paesaggio straordinario che offre rifugio a una ricca fauna, tra cui diverse specie di uccelli, piccoli mammiferi e rettili.
Inoltre la Foresta di Cuma è un luogo di straordinaria biodiversità. Qui trovano rifugio numerose specie di animali, tra cui volpi, tassi e persino qualche cinghiale, mentre le dune ospitano una varietà di insetti e piante tipiche della macchia mediterranea. Tra i fitti boschi di pini e lecci, è possibile sentire il canto degli uccelli e godersi un’atmosfera di pace e tranquillità, lontano dalla frenesia cittadina.
Per chi ama il birdwatching, la foresta è un piccolo paradiso: nelle sue zone umide si possono osservare numerose specie di uccelli migratori, come gli aironi e i fenicotteri, che trovano qui una sosta sicura durante le loro rotte. L’area è anche caratterizzata da diverse specie vegetali rare, che crescono grazie al clima mite e alla vicinanza del mare.